Il cloud è una possibilità: offre la capacità di strutturare i servizi nel modo più efficace per il proprio business e distribuire le richieste su più datacenter connessi ad alta velocità e di distribuire geograficamente le richieste in diverse zone del mondo. Si ottengono così capitoli di alta-disponibilità e uptime elevatissimi, grazie ad un'infrastruttura a consumo di elevatissima qualità, ma cosa significa all'atto operare la migrazione?
Spesso si immagina la migrazione con un procedimento di spostamento 1:1 dei propri server in un altro ambiente virtuale, ovver: dispongo di n server fisici o vps e li migro puntualmente ad altrettante macchine virtuali su un fornitore cloud come Amazon Web Services. Tipicamente quest'approccio è controproducente perchè non sfrutta in alcun modo le capabilities offerte dal provider cloud, il cui punto di forza non è solo offrire macchine virtuali elastiche ma tutto un ecosistema di servizi in grado di garantire scalabilità e prestazioni.
In particolare alcuni punti di forza che possiamo andare a toccare sono:
Ovviamente il processo di migrazione ha un'obiettivo primario che dipende dal progetto: che sia questo il cost-saving, l'alta-disponibilità, la gestione degli spike di traffico o altro dipende da business a business e deve essere affrontato nello specifico.
Tipicamente la procedura di migrazione più semplice e consolidata è divisa in pochi, semplici ma efficaci step. Vediamli uno ad uno.